Chiesa di Santa Maria della Spina

Facciata Chiesa di Santa Maria della Spina e Lungarno (A. Matteucci)
Facciata Chiesa di Santa Maria della Spina e Lungarno (A. Matteucci)
La costruzione della chiesa di Santa Maria della Spina, voluta dalla ricca famiglia dei Gualandi, probabilmente andò di pari passo con quella del ponte Novo (1182), distrutto nel XV secolo. La facciata è chiusa da tre frontoni triangolari, decorati da rosoni e tarsie, sui quali, dentro piccole edicole, si trovano le statue dell’Annunciazione (ai lati) e il Redentore, opere della scuola di Andrea Pisano. Nell’edicola centrale si trova invece la Madonna col Bambino e Angeli di Giovanni Pisano. Sul lato è visibile una galleria di statue, Cristo e Apostoli, della taglia di Giovanni, così come le statue del lato orientale. Sulle alte guglie piramidali è presente una Madonna con Bambino e Angeli di Nino Pisano. L’interno dell’edificio è ad aula unica con decorazioni parietali a fasce bicrome, sull’altare spicca la Madonna della Rosa di Andrea Pisano (1343-1348) posta fra i Santi Pietro e Giovanni Battista, di Nino e Tommaso Pisano. In controfacciata si trova una copia della Madonna del Latte di Andrea Pisano (1343-1348), icona della città, l’originale è conservato oggi al Museo Nazionale di San Matteo.
Non abbiamo una data certa di fondazione della chiesa, che si trovava ben quattro metri sotto il livello attuale, sul greto del fiume, ma sappiamo che rispondeva al nome di oratorio di Santa Maria a Pontenovo. Nel 1325 cominciarono i lavori che la portarono ad assumere le forme gotiche che possiamo oggi osservare. Il nome Spina deriva dalla reliquia della spina della corona di Cristo presente al suo interno dal 1333, lasciata alla famiglia Longhi da un facoltoso mercante e donata in seguito al piccolo oratorio (oggi la reliquia si trova nella chiesa di Santa Chiara). La chiesa è di proprietà del Comune di Pisa ed è sede di mostre temporanee.
Nel 1871, a causa dei costanti danni causati dalle esondazioni dell’Arno, la chiesa fu completamente smontata e rimontata nel luogo dove la vediamo oggi. Un’operazione che sconvolse la critica del secolo, che si scatenò in attacchi feroci (e forse ben mirati). L’architetto che operò tale trasformazione fu Vincenzo Micheli, con il benestare della commissione dell’Accademia delle belle arti di Pisa. I lavori durarono fino al 1884. Nel corso dei lavori, la Spina venne riedificata su 3 gradini, le sue pareti alzate di un metro, le sculture originali sostituite con calchi (gli originali sono oggi conservati al Museo di San Matteo) e la sagrestia, un tempo rivolta verso l’Arno, distrutta e mai ricostruita. Durante il suo soggiorno a Pisa, John Ruskin (1819-1900), scrittore, poeta, pittore e critico d’arte inglese, manifestò apertamente il suo dissenso nei confronti dello smantellamento e della ricostruzione della chiesa facendo roteare il suo bastone in aria. La prima delle frequenti visite a Pisa di Ruskin risale all’autunno del 1840.
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