Chiesa di San Frediano

Facciata - Chiesa di San Frediano (Lara Corevi)
Facciata - Chiesa di San Frediano (Lara Corevi)
Lo stile di Busketo, a cui è attribuita la costruzione dell’edificio, è ben evidente nella facciata della chiesa, caratterizzata da innovazioni simili a quelle presenti sulla facciata della Cattedrale. Il materiale utilizzato è in gran parte tufo, con inserti in marmo, spesso di spoglio, come l’architrave decorato, databile IV secolo. L’interno dell’edificio è a tre navate con colonne e capitelli romanici e di recupero. A sinistra, nella cappella della Santa Croce, si trova una bellissima croce dipinta della seconda metà del XII secolo, nella quale possiamo ancora notare la caratteristica posizione ieratica del corpo di Cristo, privo di sofferenza e soprattutto con il volto chiaro, caratterizzato dagli occhi aperti. È un Cristo Triumphans, opposto al Cristo Patiens, con occhi chiusi, denso di significati emotivi, capace di commuovere l’osservatore. Nelle cappelle laterali sono conservate opere di grande valore artistico, come l’Annunciazione di Ventura Salimbeni del 1610 o l’Adorazione dei Magi, opera del 1604 di Aurelio Lomi. Da notare il monumentale sepolcro di Giovanni Battista Ruschi, in marmo nero, con scheletri e iscrizioni, completato nel 1653 e i confessionali in lavagna.
Storia in pillole: della Chiesa, originariamente dedicata a san Martino e san Frediano, abbiamo testimonianze a partire dal 1061 assieme all’hospitium pauperum, ospizio dei poveri, posto presso la chiesa dei poveri, attivo fino al 1401. L’edificio, affidato ai camaldolesi, fu concesso ai Cavalieri di Santo Stefano da Cosimo I de’Medici e ristrutturato completamente. Nel 1675 un incendio distrusse il soffitto ligneo, sostituito con una volta ancora visibile. Purtroppo molte delle opere custodite all’interno sono state vendute o trafugate. Oggi l’edificio è conosciuto come la chiesa degli studenti universitari, per la sua vicinanza alla Sapienza e alla Scuola Normale Superiore
La strana iscrizione: a sinistra del portale d’ingresso della chiesa, all’altezza dello sguardo, si vedono incisi dei caratteri greci, †ɱ⧩h⧩Ʌ⧩, presenti su altri due monumenti della città, il Battistero di San Giovanni e la Chiesa dei SS. Cosma e Damiano, i resti di quest’ultima sono conservati al museo di San Matteo. Molti studiosi hanno cercato di svelarne il significato, formulando numerose ipotesi: ɱisteryum hoc Ʌrcano, ɱisteryum hoc Ʌugustum, ɱalum hic Ʌverte, o Ʌrceat. Misteri, mesi o moniti. Un’ulteriore lettura ha individuato la parola ɱichaeɅ, dove ɱ equivale a mu, h equivale a eta e Ʌ a lambda, ottenendo quindi un’invocazione, latinizzata dal greco, di San Michele Arcangelo, collegando la nostra chiesa alla Leyline of St. Michael, la linea sacra di san Michele, che collega alcuni edifici religiosi dall’Irlanda alla Grecia. In ultimo, la lettura da destra a sinistra e la vocalizzazione dei tre triangoli, come nelle lingue semitiche, ci riporta la parola eLoHiM, termine biblico con il significato di divinità, proveniente da Elohah, unico Dio d’Israele.
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