Palazzo Chiesa, lungarno Galilei
Cit.
I
Il sole è tramontato; le rondini dormono;
nell’aria grigia i pipistrelli aleggiano
rapidi e i rospi molli e lenti strisciano
dai loro angoli umidi, e il soffio della sera
vaga qua e là sulle acque tremanti del fiume,
ma dal suo sogno estivo non risveglia un fremito.
II
Non c’è rugiada stasera sull’erba rinsecchita,
non c’è umidore nell’ombra degli alberi;
il vento spira a tratti asciutto e lieve;
e nel moto incostante della brezza
polvere e paglie sono spinti in turbini
per la città lungo le vie selciate.
III
Sopra la superficie del fiume che trascorre
si specchiano le immagini increspate
della città immobilmente inquieta, che sempre
tremano, e non svaniscono mai;
andate…, voi che siete mutati ed ugualmente
la troverete proprio com’è ora.
IV
L’abisso in cui il sole è affondato s’è chiuso
con le barriere oscure d’una cinerea nuvola
simili a un monte ammucchiato su un monte – ma che
crescono e spingono in alto affollandosi, e sopra
uno spazio di liquido azzurro si stende
da cui risplende intensa la stella della sera.
Percy Shelley, La sera: Ponte al mare, Pisa, Rime, 1820