Museo delle navi romane (Arsenali Medicei)

Una delle navi restaurate (Museo Navi Romane)
Una delle navi restaurate (Museo Navi Romane)

LO SCAVO

Nel 1998, poco fuori l’antica cerchia delle mura di Pisa, verso il mare, le Ferrovie iniziarono lavori di scavo a fianco della stazione di Pisa San Rossore. Immediatamente emersero oggetti di legno di cui gli archeologi compresero l’eccezionale importanza. Il MIBACT, in accordo con la Rete Ferroviaria Italiana, iniziò subito una indagine archeologica nell’area. A circa tre metri di profondità emerse un’impressionante serie di relitti di navi. Nel 1999 RFI decise, necessariamente, di spostare altrove l’edificio. Si aprì quindi un grande cantiere di scavo, concluso nel 2016, che ha restituito circa trenta imbarcazioni di epoca romana e miglia di frammenti ceramici, vetri, metalli, elementi in materiale organico.

Il laborioso lavoro di archeologi e restauratori ha ricomposto il mosaico di una lunga storia, fatta di commerci e marinai, navigazioni e rotte, vita quotidiana a bordo e naufragi.

L’eccezionale stato di conservazione dei reperti ha condizionato l’attività di scavo, per evitare che le parti in legno siano eccessivamente esposte agli agenti atmosferici e garantire allo stesso tempo una completa documentazione scientifica.

Il legno, conservatosi sott’acqua in assenza di ossigeno, riesce a mantenere la sua struttura anatomica: la mancanza di ossigeno impedisce a funghi e batteri di proliferare e di intaccare la cellulosa e la lignina, componenti fondamentali del tessuto cellulare.

In cantiere è stato progettato un preliminare sistema di protezione dei reperti con pannelli in vetroresina. Durante lo scavo, i relitti sono stati liberati dal terreno secondo il metodo proprio dello scavo archeologico, e dai pannelli in vetroresina, procedendo per piccole fasce di 50 centimetri/1 metro, rilevate tridimensionalmente, e quindi nuovamente protette con un tessuto in grado di trattenere l’umidità. Per garantire l’umidità necessaria, si è fissato sui reperti un impianto di nebulizzazione, progettato espressamente per ogni imbarcazione, A questo è stato sovrapposto un nuovo guscio di vetroresina per preservare l’imbarcazione durante il sollevamento, il trasporto e la messa a dimora. L’imbarcazione, così incapsulata, è stata fissata a un telaio metallico e quindi sollevata e spostata in laboratorio per il restauro.

 

IL RESTAURO

Il metodo scelto è stato quello dell’approccio sperimentale, analizzando singolarmente le problematiche di ogni scafo.

Gli scafi quasi integri sono stati scavati progressivamente, poco alla volta. Ogni porzione portata alla luce è stata chiusa in un guscio di vetroresina, forato, per potere inserire le soluzioni per la conservazione temporanea del legno. La vetroresina consente di proteggere gli scafi durante il loro trasferimento nei laboratori, dopo lo scavo.

Le scelte finali di resa del reperto è dipesa da numerosi fattori: lo stato di degrado del legno, che può essere anche molto disomogeneo nello stesso relitto e lo stato di conservazione (intero, parziale, con le varie parti ancora connesse o meno, ecc.). L’impregnazione ha previsto sostanze di tipo differente (PEG, Colofonia, Kauramina®, ecc.) e una essicazione controllata o con liofilizzatore.

Anche gli scafi molto frammentari, talvolta formati solo da pochi elementi, sono stati rimossi dallo scavo con gusci di vetroresina su misura, poi riposti in vasche con acqua e biocida, per il trattamento finale.

Lo scavo archeologico ha permesso di ritrovare una grande quantità di oggetti di legno, che si sono conservati perché completamente imbevuti d’acqua. Le operazioni di restauro hanno previsto l’eliminazione dell’acqua, avendo cura che il legno non si ritiri, si fessuri o si distorca. L’acqua è stata sostituita con sostanze che, riempiendo le microcavità, hanno consentito al legno di stabilizzarsi durante l’essiccazione, in ambienti controllati o con liofilizzatore.

La finitura è a cera, microcristallina, sia per finalità estetiche che per stabilizzare il legno rispetto alle variazioni di umidità dell’ambiente esterno.

 

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