Chiesa di San Michele degli Scalzi
La chiesa di S. Michele è ricordata a partire dal 1025, ma è tra il 1152 e il 1171 che venne riedificata con annesso il monastero che ospitò i benedettini Pulsanesi (definiti anche “scalzi”, da cui la denominazione). Tra il Quattrocento e il Settecento il complesso passò prima alle monache Brigidine, poi ai canonici Agostiniani e infine ai monaci Olivetani. La chiesa fu fortemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale e dall’alluvione del 1949, tanto che se ne dovette ricostruire la copertura e il lato destro.
La facciata è spartita da tre ingressi ed è divisa in due ordini: la parte inferiore ha un paramento marmoreo con cinque arcate cieche, sostenute da colonne con capitelli corinzi, all’interno delle quali sono alternati rosoni e losanghe. Nel portale si vedono un Cristo benedicente (originale al Museo di S. Matteo) e le Gerarchie angeliche di inizio Duecento. L’ordine superiore è invece in laterizio e presenta un rosone centrale, frutto di interventi seicenteschi.
Il campanile ha pianta quadrangolare ed è fortemente inclinato per un antico cedimento del terreno. Ha un ordine inferiore con muratura in pietra e uno superiore in laterizio, nel quale si aprono monofore, bifore e trifore. Inoltre, come l’abside, è arricchito dall’inserimento di bacini ceramici (XII-XIII secolo), locali e di importazione mediterranea.
La pianta dell’edificio è a tre navate: quella centrale è formata da due colonnati con capitelli romanici databili all’XI secolo, probabilmente relativi alla chiesa originale. Sulla parete dell’abside è possibile ammirare una croce dipinta di scuola pisano-bizantina della metà del XIII secolo.
Sul lato sinistro è il chiostro del monastero, con duplice ordine di colonne e volte a crociera. Parte di queste strutture alla fine dell’Ottocento furono incluse nella fabbrica di ceramica Richard Ginori, della quale oggi sopravvive solo una grande ciminiera. L’ex monastero, oggi restaurato, è sede del polo culturale SMS.